Floriano De Santi scrive: "C’è un’aria perlata in queste incisioni di Prevosti, rugiadosa, dentro la quale brillano luci sfumate e nostalgiche. Per dirla con Bataille, è la parte maledetta dell’Es o, meglio, la malinconia della memoria, dei riti di un tempo passato, delle prime sorprese dell’infanzia: malinconia come una coltre di nebbia dalla quale emergono trepide fluorescenze luminose, teneri palpiti monocromi e figure fatte di garze e di veli, o intravedete dietro una cortina di tende e merletti".Il mondo di Riccardo Prevosti è gremito di inusuali morbidità, di sottintesi e anche di metaforico e insinuante erotismo. La maniera come presenta un panno piegato accanto alla rotondità splendente della luna; la stessa carnosità dei petali di rose, gli anfratti promettenti di una conchiglia o, più scopertamente, l’incerta copertura del pube adolescente, in fogli come L’ago dell’80 e il sogno dell’83, sono tante successive presenze di un vento inquieto che percorre, con stimoli e e fantasmagorie notturne (proprio come il vento che soffia a pause, specialmente se non violento) tutta l’opera incisoria dell’artista bresciano.

“Ascesi”, 1984

Acquaforte, acquatinta

Lastra zinco, mm. 231 x 296

Riccardo Prevosti

Floriano de Santi , Brescia 1992

 

Malinconia della memoria

 

Il mondo di Riccardo Prevosti è gremito di inusuali morbidità, di sottintesi e anche di metaforico e insinuante erotismo. La maniera come presenta un panno piegato accanto alla rotondità splendente della luna; la stessa carnosità dei petali di rose, gli anfratti promettenti di una conchiglia o, più scopertamente, l’incerta copertura del pube adolescente, in fogli come L’ago dell’80 e il sogno dell’83, sono tante successive presenze di un vento inquieto che percorre, con stimoli e e fantasmagorie notturne (proprio come il vento che soffia a pause, specialmente se non violento) tutta l’opera incisoria dell’artista bresciano.

Le acqueforti e le acquetinte di Prevosti si pongono fuori dall’abituale linea “moderna” della stampa in cavo, quella, per intenderci, molto disegnata di un Bartolini o un Barbisan.

Dallo stile pittorico delle sue nature morte e delle sue composizioni oniriche, ben presto passa a un’impaginazione che lo pone al di fuori della sua intrinseca tradizione grafica. Nelle opere più felici, questa liberazione dello stile pittorico e analitico, sembra contaminare gli stessi soggetti tradizionali; i pochi paesaggi (la prospettiva “senza soggetto” di Gennaio: il mattino dell’87); le visioni a più piani, di ricordo simbolista, di Ascesi e di Sublimazione, entrambe dell’84; i grovigli misteriosi di esseri zoomorfi, come ne Il carro di Marte dell’89.

C’è un’aria perlata in queste incisioni di Prevosti, rugiadosa, dentro la quale brillano luci sfumate e nostalgiche. Per dirla con Bataille, è la parte maledetta dell’Es o, meglio, la malinconia della memoria, dei riti di un tempo passato, delle prime sorprese dell’infanzia: malinconia come una coltre di nebbia dalla quale emergono trepide fluorescenze luminose, teneri palpiti monocromi e figure fatte di garze e di veli, o intravedete dietro una cortina di tende e merletti.

Il ricordo, dunque, è la dimensione temporale della sottigliezza poetica e della furbizia narrativa di Prevosti, che in un certo senso doppia il modo di realizzare l’evidenza grafica delle immagini. In effetti egli procede per accostamenti ed innesti, per sfioramenti ed attriti leggeri, per improvvise impennate di quinte e fondali (Madre attesa del ’90) o per scivoli traversi (Sera dell’86) prospettive che si aprono e si richiudono come rapidi sbattimenti di luce e ombra (L’oracolo del 1992).

Un’acquaforte di Prevosti è sempre una galassia; il suo è un variato gioco d’incastro: un gioco abile e affascinante, che non appare ritagliato su una superficie continua e su un piano frontale, ma disposto nello spessore del tempo e dello spazio. Disseminato come gli elementi di una costellazione, su piani diversi, appunto,  e forse tra loro lontani, sebbene ugualmente in grado di lasciar avvertire quasi moltiplicata l’eco della vena poetica proiettata nell’enigma dell’immaginazione.

Riccardo Prevosti presenta: “Sublimazione”, 1984. Acquaforte, acquatinta. Lastra zinco mm. 231 x 293

“Sublimazione”, 1984

Acquaforte, acquatinta

Lastra zinco mm. 231 x 293