Riccardo Prevosti |
Fausto Lorenzi, Giornale di Brescia, Giovedì 24 dicembre 1992
Uno spiraglio aperto sull’inconoscibile
A Riccardo Prevosti, che ha presentato le sue incisioni nella chiesa di San Zenone, va riconosciuto il rigore mentale, talora raggelante, ed il dominio manuale con cui si dedica alla calcografia. Bresciano, allievo di quella scuola di incisione che tenne nella nostra città il noto maestro urbinate Luigi Corsini, ha fatto parte del gruppo l’Acquaforte. Il suo è un mondo genericamente simbolista, tra perfette geometrie e apparizioni magiche e oniriche, in una sorta di algida allucinazione che s’ammorbidisce nelle ombre d’un impasto malinconico, lunatico, talora atrabiliare. Sogni, incubi, anche antichi incanti e turbamenti adolescenziali abitano questo mondo di domestiche stanze notturne di terre lontane, forse ai confini dell’Ultima Thule, di profondi silenzi e di suoni sincopati. L’attesa di un Altrove, in chiaroscuri cristallini o in oscurità morbide e plumbee, ma anche, in alcune lastre, una sorta di danza macabra di oggetti e simboli quotidiani, d’ironia surreale. Il punto di vista dell’artista è ribassato, come in una contemplazione di soppiatto, in uno spiraglio aperto sull’inconoscibile. L’abilità di Riccardo Prevosti è nella combinazione sorvegliatissima di acquaforte, acquatinta, vernice molle, maniera sale, anche l’ostica maniera nera, in una scansione mai gratuita di quinte, sipari, velari, garze, reticolati a imbrigliare delicatamente, e con l’ansia di una impossibile ricongiunzione, il flusso dei sogni, dei trasalimenti, delle emozioni. L’assorta tensione mentale fa la qualità di queste lastre. |