Andrea Barretta, Urbino 1997
Frammenti di un’esistenza arcana
Una delle immagini che esplica la vicenda artistica di Riccardo Prevosti è l’occhio che ammicca da una delle incisioni esposte nella personale che tiene a Urbino con il patrocinio del Rotary Club. Un messaggio che nell’assolutezza del suo nitore è la mappa per trovare la narrazione del suo dire e del suo fare, in uno spazio, la saletta Paolini-Nezzo (dal 23 agosto al 7 settembre), intelligentemente allestito. E’ il gusto del simbolico che l’artista ha scelto come proposizione anche sul frontespizio del raffinato catalogo, sull’invito e sulla locandina. La sensazione è quella di un terzo occhio, bianco, che ha bisogno dell’iride dello spettatore come atto di volontà ad entrare nell’arte, a non esaurire la causa, anche se occasionale, di una visita. Le incisioni di Riccardo Prevosti aprono l’orizzonte su forme distribuite su vari piani, ad evocare idealità nascoste che fanno parte di altre dimensioni, quali il sogno, l’enigma dell’essere, il gioco di luci e di ombre. Così il suo linguaggio artistico si carica d’attesa, di un filo che snodi il labirinto dell’infinito, di Arianna che soccorre Tesèo, in un continuo scambio e movimento di toni crepuscolari. Il racconto, come in una leggenda, si dipana in segmenti di azioni, quasi nella rappresentazione di se stesso sulle assi di un proscenio: un sipario che s’apre, una quinta che nasconde folli invenzioni, scenografie inquietanti di guerrieri o ciminiere di periferia. Sono frammenti di un’esistenza arcana, volutamente misteriosa, che costringe, a volte - o meglio invita - a movimentare il corpo per una diversa visione dell’opera, ad una prospettiva che chiama ad altri punti focali, che non quello centrale, in una anamorfosi che spinge l’occhio ad entrare dietro quei sipari e quelle quinte o dentro armature che sembrano evocare battaglie o ricamare incanti, espressioni della capacità demiurgica di Prevosti. E lungo il percorso espositivo l’ispirazione delle composizioni diventa il bagaglio di una frequentazione meditata con il passato, sfuggente ma foriero di uno stile identificante, realizzato soprattutto con l’uso degli effetti tonali dell’acquaforte, piegati ad una individuale maniera. L’equilibrio è quello di una nuova figurazione, non intimista, tra cere molli, acqueforti e acquetinte, pure con sorprendenti risultati di rilievi che fanno pensare al duro lavoro su cammei finemente lavorati, dove l’inchiostro è il lievito che fa crescere una tattilità visiva e permette a Riccardo Prevosti di esprimere intuizioni ed affrontare una ricerca che coniuga la creatività ad una sapiente appropriazione della carta e del torchio. |
Riccardo Prevosti |